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Walter de Battè, il filosofo del Mediterraneo, sostiene che il concetto di autoctono alle Cinque Terre debba essere ambivalente ovvero che esita un “autoctono locale” ed un “autoctono mediterraneo”.È su questi due perni che ha costruito il proprio lavoro nelle Cinque Terre e, grazie a questi due perni, si relaziona con il suo ambiente.
Per “autoctono locale” intende che i vitigni autoctoni e le pratiche tradizionali di coltivazione della vite trovano il loro spazio ideale nel contesto in cui lavora.
Con “autoctono mediterraneo”, Walter scruta letteralmente il mare, come quando lo si va a visitare in cantina a Campiglia, un paesino arroccato sopra la città di La Spezia, letteralmente un terrazzo sul mare: lì, lo sguardo si perde e viaggia nel Mediterraneo.Walter ha visto e sentito come quella sensazione avesse accumunato tutti i popoli che hanno vissuto sul quel mare ed insieme a loro, i vitigni che li accompagnavano.
“Autoctono locale” si tramuta in Vermentino, Bosco, Albarola, Sangiovese, Cannaiolo, Ciliegiolo e Vermentino nero; “Autoctono Mediterraneo” invece in Vermentino, Roussanne, Marsanne, Grenache, Syrah.Da qui Walter è partito tanti anni fa.
Oggi continua instancabilmente il suo progetto sempre più in sintonia con le proprie piante nell’ecosistema delle Cinque Terre e nel Carrarese.
Walter si definisce un produttore di vini culturali, artigianali: nei suoi vini vede una profondità storica.La produzione è di 12'000 bottiglie su 4 ettari, 2,5 alle Cinque Terre ed 1,5 sul carrarese.